Nelle persone di più di 60 anni l’inattività fisica ha effetti sul sistema nervoso che controlla i movimenti, oltre che sui muscoli. Lo sostiene uno studio pubblicato su The Journal of Physiology
di TINA SIMONIELLO
ANCHE sole due settimane di inattività fisica provocano nelle persone anziane non solo una sensibile perdita di potenza muscolare ma anche declino del sistema nervoso che controlla il movimento. Lo documenta per la prima volta uno studio pubblicato su The Journal of Physiology realizzato da ricercatori dell’università di Padova e di Udine in collaborazione con colleghi sloveni inglesi e tedeschi.
ALLENARE IL SISTEMA NERVOSO
“Abbiamo documentato che due settimane di inattività, quelle che per esempio possono associarsi a un ricovero, hanno conseguenze sensibilmente più gravi sulla muscolatura degli anziani che non su quella dei giovani, e le abbiamo misurate, queste differenze. Inoltre, e questa è la novità dello studio, abbiamo dimostrato che non è solo questione di muscoli: la mancanza di movimento impatta negativamente anche sul sistema nervoso”, spiega Carlo Reggiani, professore si fisiologia alla facoltà di medicina dell’università di Padova e coordinatore della ricerca. “L’inattività produce un declino del sistema nervoso: è come se per tenersi in salute, il sistema nervoso, al pari di quello muscolare, avesse bisogno di allenamento fisico. Le persone non più giovani dopo un periodo di immobilità corrono il rischio di vedere compromesse le normali attività quotidiane, come salire le scale, o alzarsi da una sedia”.
I VECCHI E I GIOVANI
I ricercatori hanno reclutato 16 old-adult di 60-65 anni e 8 giovani, 20-25enni, e li hanno inseriti in un programma che prevedeva due settimane di permanenza a letto. “Tutti sani e tutti con una vita normale, lavorativa o universitaria”, riprende il ricercatore. Che aggiunge: “Sono pochi gli studi di questo tipo, in genere vengono studiate persone ospedalizzate, allettate per malattia, noi abbiamo studiato gli effetti di due settimane di inattività sulla muscolatura delle gambe di individui in salute”.
LA POTENZA ESPLOSIVA
E lo hanno fatto utilizzando una macchina, un explosive ergometer, progettata e costruita all’università di Udine che misura la massima potenza esplosiva delle gambe (in pratica quella con la quale ci si alza bruscamente da una sedia o si risale da uno squat), “una sorta di sedia su rotaie”, la descrive Reggiani, dalla quale “in assenza di attrito, i pazienti possono alzarsi velocemente spingendo più che possono ma in tutta sicurezza”. Il risultato? “La potenza esplosiva delle gambe era del 33% più bassa negli anziani rispetto ai giovani, e nei 14 giorni di allettamento diminuiva del 15% negli anziani ma solo dell’8% nei giovani. Abbiamo ricondotto la perdita di potenza esplosiva a tre componenti: perdita di massa muscolare o atrofia, alterata qualità delle fibre muscolari, e appunto, alterato controllo nervoso dei muscoli”.
LA RIABILITAZIONE, A OGNUNO LA SUA
Dopo le due settimane di inattività tutti i partecipanti alla ricerca sono stati sottoposti a 15 giorni di riabilitazione (corde, camminate…) “al termine dei quali i giovani hanno recuperato completamente, ma gli anziani solo per metà. “Le persone in età hanno bisogno di più tempo per recuperare, oppure di aumentare l’intensità degli esercizi riabilitativi, magari con l’ausilio di macchine” è il consiglio dell’esperto per i sistemi sanitari “che potrebbero prevedere protocolli di riabilitazione diversi per le persone più avanti con l’età”. E il consiglio per tutti, o almeno per molti vista l’elevatissima percentuale di anziani delle nostre popolazioni? “Abbiamo visto che mentre dopo un periodo di immobilità una certa atrofia muscolare si verifica a ogni età, la compromissione del sistema nervoso c’è solo negli anziani. Col passare degli anni bisogna mantenersi attivi, non solo per contrastare la fisiologica perdita di muscolo ma anche per mantenere sano il sistema nervoso”.
PROSSIMI PASSI
“Due i possibili temi futuri di ricerca: individuare nuovi protocolli di riabilitazione per gli anziani e indagare le cause, le ragioni, della decadenza del sistema nervoso che si associa all’inattività fisica”, conclude Reggiani.
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